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La filosofia di Takaturna e il taglio cinetico raccontati in un articolo di INTERNI MAGAZINE

“TECNICA, ESTETICA E CINETICA

Lo studio del movimento del corpo è alla base del progetto Takaturna, collezione di capi in equilibrio tra ergonomia, moda e design”
A cura di Paolo Ferrarini

La progettazione dell’abito spesso parte dal bi-dimensionale, come accade con il kimono giapponese o la gellaba araba. Anche la sartoria frammenta su due dimensioni, basandosi su un corpo suddiviso in moduli geometrici. Altre tecniche come drappeggio e moulage creano l’abbigliamento direttamente su manichini o corpi reali.

Ma se si partisse invece dal movimento? La risposta arriva dalla progettazione cinetica.

Takaturna, marchio nato a Mondovi all’interno di una storica azienda di abbigliamento di alta gamma, sta mettendo in pratica questo approccio. Francesca Comino, direttrice creativa e fondatrice del brand, racconta:

“Siamo un’azienda che lavora per i marchi del lusso, dove sperimentazione e ricerca fanno parte del processo produttivo da sempre. Abbiamo deciso di affrontare un progetto nostro per mettere a frutto il nostro savoir-faire”.

Qualche anno fa Francesca scopre Kinetic Garment Construction di Rickard Lindqvist, ricercatore e fashion designer svedese. La sua teoria progettuale si fonda sui punti chiave del movimento del corpo, lasciando il tessuto libero di cadere per assecondarne le movenze naturali.

Francesca considera questo trattato come un inizio, rendendosi conto di alcune problematiche nelle basi progettate. “Un capo deve essere esteticamente bello, altrimenti non è un prodotto di moda”.

Nel progetto Takaturna, Comino riversa la sua esperienza di tecnico di confezione, ma anche quella di ginnasta e velista. “Questo metodo richiede una grande conoscenza del movimento. Il progetto non può essere sviluppato su un manichino o su foglio, ma almeno in una dimensione 3D. Tuttavia, neanche l’avatar riesce a riprodurre esattamente il movimento umano”.

Le basi di progettazione del taglio cinetico prevedono di partire da un unico pezzo di tessuto cucito lungo i bordi. “E come un esploso che si ricompone e si attorciglia. Parti da un lato, realizzi tutta la cucitura senza mai staccare. Quando vedi come si produce rimani sbalordi-to, sembra una magia”.

Il ciclo produttivo basato su questa tecnica è molto ridotto: per un capo di lusso tradizionale servono 180-200 minuti, per una giacca Takaturna 90 minuti.

Francesca continua: “Le basi cinetiche non sono infinite. Ne abbiamo sviluppate cinque per i capispalla e altrettante per i pantaloni e le maglie. Per arrivarci abbiamo realizzato 150 tele. Questa è la nostra visione del Made in Italy e della cura del dettaglio”.

Il progetto ha visto anche la collaborazione del designer giapponese Naohiko Okawa. “Con il suo approccio concettuale ha contribuito a mantenere la purezza dell’idea”.

“Non volevamo fare qualcosa di diverso a tutti i costi”, conclude Francesca, “ma esprimerci in un modo che significasse progettare abbigliamento, quindi capi da indossare”

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